Giovedì 20 marzo si è tenuto a Firenze, presso l’Aula Magna della Foresteria Valdese, il secondo incontro di una serie di appuntamenti regionali promossi dal Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza, dal titolo “Dai principi alle persone: il futuro della non autosufficienza”. L’evento è stato organizzato dal Patto insieme a Diaconia Valdese, SIGG, Legacoop Toscana Dipartimento Welfare, Forum Terzo Settore Toscana, Ordine Fisioterapisti Toscana Centro e CUPLA Toscana.
Il confronto ha approfondito i contenuti e le opportunità della riforma nazionale sulla non autosufficienza, facendo il punto sul suo stato di attuazione e sulle prospettive future.
Ad aprire i lavori della mattinata è stata Eleonora Vanni, co-cordinatrice del Patto. Cristiano Gori, co-cordinatore del Patto, ha parlato dell’attuazione della riforma a livello nazionale, mentre Andrea Ungar, professore geriatria SIGG-Società italiana Gerontologia e Geriatria, ha parlato del punto di vista geriatrico e delle opportunità derivanti dalla legge 33/2023.
L’assessora regionale al welfare Serena Spinelli ha fatto il punto sulle politiche della Regione Toscana in materia di interventi e servizi rivolti a chi necessita e a chi fornisce assistenza a lungo termine.
A seguire la tavola rotonda, moderata dal Presidente della Diaconia Valdese CSD Daniele Massa, a cui sono intervenuti Barbara Trambusti, dirigente della Regione Toscana, Gianni Autorino, responsabile del Dipartimento Welfare di Legacoop Toscana, Paolo Scannerini, coordinatore CUPLA Toscana, Fabio Bracciantini, Ordine interprovinciale dei Fisioterapisti Toscana Centro, Fulvio Tanini, Spi Cgil Toscana, Andrea Nerini, Cisl FP Toscana e Alessandro Bottai, Uil Fpl.
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“L’integrazione tra sociale e sanitario è fondamentale, perchè integrare ci permette di lavorare a 360 gradi e attivare le risorse sia professionali sia della società civile per andare a intervenire su un settore della popolazione, quello degli anziani, che fa parte di noi – ha detto Gianni Autorino – Va ripensato il paziente tipo di una Rsa e bisogna lavorare di più sui servizi territoriali per dare la possibilità alle persone di ricevere cure e assistenza al proprio domicilio. Oggi abbiamo a disposizione tecnologie nuove che possono essere utilissime per sostenere le persone a casa, ma bisogna che siano alla portata di tutti, dall’operatore del servizio al care giver. Anche per questo occorre investire in formazione. Gli operatori del settore devono sentirsi riconsocuti e tutelati sia negli ambiti della professione, sia per quanto riguarda il riconsocimento economico del lavoro che viene svolto”.