Al termine di un importante confronto collettivo e costruttivo, con l’Assemblea straordinaria del 20 novembre 2020 si è concluso l’iter del progetto di fusione delle cooperative Co.Pa.Ca di Albinia, San Rocco di Grosseto e Airone Green Center di Donoratico in Terre dell’Etruria. Un progetto ambizioso che vedrà la cooperativa di Donoratico (Li) sempre più protagonista sul territorio della Maremma grossetana.
Il presidente di Terre dell’Etruria, Massimo Carlotti, illustra obiettivi e prospettive di un processo che intende anzitutto valorizzare le potenzialità dei soci.
Quando è maturata l’idea della fusione e perché?
Le cooperative interessate sono tre. Ognuna di esse ha avuto percorsi eterogenei, dovuti a diverse situazioni individuali, economiche e gestionali. Se per Co.Pa.CA l’interlocuzione era già stata avviata un paio di anni fa, con San Rocco i contatti sono iniziati nei primi mesi del 2019. Nel frattempo siamo intervenuti assieme ad altre due cooperative toscane per trovare una soluzione ad una cooperativa forestale di Radicondoli, rilanciando l’attività e mantenendo attivo tutto il personale. Abbiamo infatti dato vita ad una S.r.l. che ha investito nel progetto anche la Cooperativa Airone Green Center, nata da una idea di Terre dell’Etruria e cresciuta come supporto ai soci della Cooperativa per i servizi agricoli in campo. Circostanze diverse hanno quindi portato alla realizzazione del progetto, prestando attenzione affinchè tutta l’operazione non avesse ricadute negative sui bilanci della Cooperativa ma, anzi, fosse capace di portare benefit organizzativi e nuove relazioni.
Avete trovato delle resistenze? E, se sì, da parte di chi?
Le resistenze ci sono quando le strutture sono sane e patrimonializzate. Infatti per San Rocco abbiamo dovuto lavorare molto con i soci per spiegare loro il nostro progetto. Come Terre dell’Etruria abbiamo sempre tenuto un atteggiamento corretto e trasparente, presentando un piano finanziario dettagliato e supportato da C.I.A, Confagricoltura e finanziariamente anche da Banca Tema, con la quale da subito abbiamo instaurato un buon rapporto. È stato un cammino lungo ma interessante che ci ha permesso di valutare la cooperativa, i soci ed anche gli interlocutori politici del territorio. Siamo partiti con un contratto di locazione con Co.Pa.CA e un contatto di affitto di ramo d’azienda con San Rocco.
Oltre a rafforzare il patrimonio, che altri valori porterà in Terre dell’Etruria questa fusione?
Sicuramente rafforzerà la nostra reputazione in un territorio importante come quello della Maremma grossetana. Non abbiamo guardato al patrimonio, ma al fatto che l’operazione avesse basi finanziarie solide pur sapendo che – in ogni caso – avremmo dovuto assorbire alcune posizione debitorie (ampiamente previste nel nostro piano industriale). Queste operazioni devono servire ai soci e devono portare maggiori possibilità di conferimento alla cooperativa. Noi non facciamo acquisizioni immobiliari e neppure finanza creativa; cerchiamo semmai di costruire strutture e opportunità per i nostri soci agricoltori. La cooperativa è loro, e proprio a loro deve saper dare le migliori risposte nel tempo.
Terre dell’Etruria che tipo di aiuto può dare ai nuovi soci di Co.Pa.CA e San Rocco?
Sicuramente una struttura multifiliera come la nostra in questi anni ha rappresentato un punto di equilibrio tra i consorzi agrari e i privati. Sono convinto che senza Terre dell’Etruria oggi il prezzo pagato per i conferimenti dei prodotti sarebbe di gran lunga inferiore e quello per l’acquisto dei mezzi tecnici diametralmente superiore. Abbiamo rappresentato l’equilibrio giusto per dare forza agli agricoltori. Penso che di questo molti inizino a darcene atto.
E sul fronte del personale?
Credo che Terre dell’Etruria abbia rispettato i patti, mantenendo attivo tutto il personale impiegato nelle precedenti cooperative. Quando facciamo queste operazioni pensiamo sempre a garantire il lavoro e la dignità alle persone. È ovvio che le situazioni economiche siano diverse da cooperativa a cooperativa, e Terre dell’Etruria rappresenta un aspetto virtuoso in questo ambito. È stato perciò inevitabile che alcuni soggetti abbiano dovuto ricontrattare la propria busta paga. Non abbiamo in alcun caso cambiato i livelli, ma abbiamo dovuto adeguare superminimi e ulteriori bonus a quelli dei nostri oltre 180 dipendenti. Devo dire che sia le parti sindacali, sia i lavoratori, hanno capito le nostre motivazioni.
Un momento che più ti ha colpito in questo percorso che è durato oltre un anno.
Un episodio mi è rimasto impresso, e cioè quando alcuni soci della Co.Pa.Ca che sapevano di aver perso il loro capitale sociale mi hanno detto: «abbiamo perso tutto e nessuno, nonostante le promesse, ci ha dato una mano. Rischiavamo di dover andare a mendicare altrove. Per questo dobbiamo ringraziarvi per quello che state facendo». In una realtà in cui ognuno pensa per sé e dove anche in agricoltura si vedono cose che con questo settore non dovrebbero avere niente a che fare, fa piacere riuscire fare qualcosa che provi a mantenere attivo questo mondo. A questo servono le cooperative, e credo che nei prossimi anni anche coloro che ci ritengono uguali agli altri si renderanno conto del contrario: già in molti si stanno avvicinando.
Intervista a cura di Federico Creatini