Il Dipartimento Agroalimentare e pesca di Legacoop Toscana ha organizzato un ciclo di incontri per promuovere tra le cooperative aderenti il progetto “Filiere”. Il primo incontro si è tenuto il 30 marzo a Certaldo (Fi) presso la cantina sociale “Vivito”, il secondo il 20 aprile a Donoratico (LI) presso “Terre dell’Etruria” e oggi, 1 giugno, il terzo appuntamento presso la sede di Flora Toscana.
L’obiettivo dell’iniziativa è quello di condividere il reale significato della parola “filiera” per renderlo sempre più operativo tra le cooperative aderenti, partendo dall’idea che solo facendo aggregazione tra imprese, e condividendo competenze e conoscenze, il sistema cooperativo possa resistere e svilupparsi, creando innovazione.
Per supportare questa riflessione, in occasione di questi incontri, saranno invitati diversi ospiti chiamati a offrire i propri spunti sui temi di interesse. Il primo è stato Claudio Mazzini, responsabile commerciale Freschissimi di Coop Italia, presente all’incontro che si è svolto a Terre dell’Etruria. Mazzini ha preso in esame il ruolo delle filiere nel mutamento del contesto economico, analizzando sia le tendenze in atto dal punto di vista dei consumi, sia quello che sta succedendo nel campo dell’agricoltura e della finanza.
Dall’analisi emerge che il caro prezzi sta avendo degli effetti sulle scelte negli acquisti che diminuiscono in quantità e in valore. Il primo trimestre 2023 ha fatto segnare un vistoso calo nei consumi. Si evidenzia anche come l’interesse del mondo finanziario si stia spostando sempre più anche sul settore agroalimentare. A oggi, nel mondo, sono già 730 i fondi che investono nel comparto, con una crescita esponenziale rispetto al 2005. Se, per ora, all’industria agroalimentare arriva ancora meno del 2% di capitali investiti dai grandi attori finanziari, lo studio prevede una crescita sempre più marcata nei prossimi anni. Questo rende quanto mai necessario all’interno del mondo cooperativo iniziare a ragionare concretamente in termini di filiera e dare vita a forme di aggregazione per essere competitivi ed evitare di rimanere “schiacciati”.
Secondo quanto riportato da Mazzini, in Italia sono censiti 12mila tra operatori di mercato, strutture società e Op che a qualche titolo commerciano ortofrutta, mentre nella Gdo sono rimaste una ventina di insegne, cinque delle quali significative – sottolinea Mazzini-. Pertanto, se l’Italia non può essere la Spagna, caratterizzata da grandi aziende, grande concentrazione ed efficienza, si potrebbe provare ad avvicinarsi al modello francese, ovvero prodotti di alta qualità con accordi di filiera valorizzando le produzioni locali e agendo sul mercato interno.
La mancata aggregazione sembra rappresentare dunque un limite concreto allo sviluppo di tutti. Accanto a questa, altri due fattori risultano indispensabili per le sfide del futuro: diversificazione e innovazione. Per far valere davvero l’agricoltura occorre migliorare infrastrutture e logistica; meno intermediazione, superare i limiti della dimensione di impresa (che in Italia è piccola) con Cooperazione e Consorzi ed investire in un’agricoltura che si rinnova.
Aggregarsi e condividere competenze e conoscenze, ragionare in termini di filiera ci permette, tra l’altro, di riaffermare la funzione sociale e l’attenzione al territorio propri del movimento cooperativo.
Il prossimo appuntamento in calendario è previsto per il 29 giugno, presso la sede di Agriambiente Mugello. In quell’occasione sarà presente Lucio Cavazzoni, presidente di Good Land, progetto d’avanguardia che si occupa di rigenerazione rurale attraverso la realizzazione di prodotti biologici.