Cristian Maretti è il nuovo presidente nazionale di Legacoop Agroalimentare, l’associazione che rappresenta circa 1.500 cooperative, presenti in molti comparti dell’agroalimentare, con 198.581 soci, oltre 29mila addetti ed un fatturato complessivo, nel 2019, di circa 9,7 miliardi (di cui oltre 1,6 miliardi di export). Il 6 e 7 ottobre a Roma si è svolta l’Assemblea dell’Associazione, che ha visto il passaggio della “campanella” a Maretti da parte del presidente uscente Giovanni Luppi.
“A fronte della crisi provocata dalla pandemia – sottolinea il neopresidente Maretti –Ia nuova politica dell’Unione, frutto anche del pregevole impegno negoziale da parte del governo italiano, con l’attivazione di risorse ingenti per la ripresa, riapre la possibilità di una nuova stagione di crescita europea; la cooperazione italiana ha le carte in regola per dimostrare quanto di buono ha fatto e quanto potrà fare nel futuro cavalcando la strategia ‘farm to fork’, rispetto alla quale può contare su esperienze che da tempo fanno parte del suo modo di fare impresa, ed investendo in progetti di riorganizzazione strutturali che potranno inserirsi nel Piano nazionale per la ripresa e la resilienza”.
La cooperazione italiana ha avviato un lavoro per definire progetti di filiera in grado di allineare la necessità competitiva dell’agroalimentare con le priorità di un sistema sostenibile nella prospettiva del “green new deal”. Progetti che interessano le filiere agroitticoalimentari, con l’obiettivo di favorire la transizione verso un’economia circolare, ridurre al minimo i rifiuti e favorire il recupero degli scarti e delle plastiche in mare, investire in ricerca e massimizzare il riutilizzo di risorse normalmente considerate scarti; la filiera dell’allevamento del lattiero-caseario, per la produzione di energie alternative da liquami o altri sottoprodotti, in particolare la realizzazione di impianti di biometano liquido utilizzabile per autotrazione; e, ancora, la filiera cerealicola per una valorizzazione sul territorio, con un approccio integrato che inneschi un legame diretto tra produttori, attori della trasformazione e consumatori.
Rispetto a questo quadro, va evidenziato come la vera sfida sia ora quella della capacità di spesa.
“Spesa – sottolinea Maretti – che deve servire per investimenti ‘buoni’, nel senso di creazione di valore aggiunto, altrimenti restano solo ulteriori rate di debito da rimborsare in una situazione che rischia di aggravarsi ulteriormente, anche per l’aggressiva politica degli USA sulle relazioni commerciali internazionali, rispetto alla quale è di grande importanza proseguire con il percorso avviato con il ‘Patto per l’export’ e con il grande lavoro fatto dall’Unione Europea attraverso gli accordi commerciali con Canada e Giappone e sul reciproco riconoscimento delle indicazioni geografiche con la Cina”.