L’”età dell’oro” della cooperazione, l’esigenza di rinsaldare radici e identità del movimento cooperativo, i rapidi cambiamenti che attraversano il mercato del lavoro, la transizione ecologica e la rivoluzione digitale che pongono ogni giorno nuove sfide, i percorsi meritocratici all’interno delle cooperative. Quali sono le strade per dare continuità, rafforzare e innovare il modello cooperativo, rendendolo competitivo e appetibile per i giovani?
Se n’è parlato mercoledì 20 luglio a Firenze al Circolo Rondinella del Torrino Santarosa in un dialogo tra generazioni diverse che ha visto nuove leve di cooperatori e cooperatrici confrontarsi con autorevoli esponenti del movimento attuali e del passato. L’occasione è stata l’incontro “C’è ancora tempo. Un dialogo intergenerazionale sulla cooperazione”, il primo appuntamento organizzato da Generazioni Legacoop Toscana dopo l’inizio della pandemia.
“Questa serata è anche il momento per un passaggio di testimone, ringrazio quindi Irene Mangani per l’importante lavoro di questi anni – ha detto Giovanni Chiesi, dallo scorso gennaio nuovo coordinatore di Generazioni Legacoop Toscana -. Ripartiamo con una iniziativa dal carattere fortemente idealistico, che si propone di dare impulsi nuovi al movimento cooperativo attraverso un dialogo tra generazioni diverse. Lo facciamo traendo spunto dal libro ‘Lo scooter rosso bandiera’ di Paolo Cattabiani, un libro che parla di una cooperazione che nonostante le difficoltà resiste e continua ad essere un presidio per il territorio e partire: da lì proveremo a interrogarci su quali sono le sfide che dovremo affrontare nel prossimo futuro”.
Nel corso della serata, i giovani membri di Generazioni Legacoop Toscana hanno posto una serie di domande a Sergio Nasi, cooperatore di lungo corso con alle spalle l’esperienza anche di direttore di Coopfond, Daniela Mori, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Unicoop Firenze e Roberto Negrini, presidente di Legacoop Toscana.
Hanno preso la parola Nadim Hammami (Robin Food), Jan Porreca (Cooplat), Giacomo Giusti (Pegaso Network), Giulia Contini (Feel Crowd), Eleonora Caroppo (Biclò), Sara Biagi e Lorenzo Barcucci (Unicoop Firenze), Filippo Martinelli (Terre dell’Etruria), Diego Namkhai (Coopweb).
“Se rileggiamo la storia del nostro mondo tra gli anni ’50 e ’90, quell’età dell’oro della cooperazione caratterizzata da un grandissimo sviluppo, ci rendiamo conto che lo straordinario fattore di competitività era la rete, e che quando la rete si è indebolita sono iniziati i problemi – ha ricordato Sergio Nasi -. Oggi dobbiamo chiederci se ci sono ancora nell’economia aree di attività in cui può esistere una gerarchia tra persone e capitale, secondo quest’ordine. I processi di finanziarizzazione dell’economia sembrano restringere questa possibilità. Occorre tornare a fare rete, la società ce lo chiede”.
“Le cooperative sono nate perché avevano un’idea di società, hanno fondato un’attività di impresa per rispondere a dei bisogni – ha detto Daniela Mori -. Oggi dobbiamo recuperare questo senso delle origini in una società in cui le disuguaglianze aumentano. Siamo in un passaggio epocale, possiamo dare un contributo ai cambiamenti in atto, in un’idea e nella visione che abbiamo”.
“Negli ultimi anni le condizioni di lavoro dei soci sono peggiorate e i salari sono diminuiti in termini assoluti e non relativi – ha sottolineato Roberto Negrini -. Qui la risposta cooperativa non c’è stata, invece la cooperazione ha senso se riprende natura che ha perso. Non ci sono solo la redditività o l’ebidta, ma ritrovare lo spirito primario, ovvero fare l’interesse dei soci”.
Uno dei temi che le nuove leve hanno posto ai rappresentanti più esperti del movimento, è quello dei profondi cambiamenti che attraversano oggi il mondo del lavoro. Le esigenze espresse dai più giovani non riguardano più solo la qualità del salario o la stabilità, ma ad esempio una maggiore flessibilità e la possibilità di conciliare il tempo di lavoro con altri interessi. Questo mutato scenario può essere l’occasione per il mondo cooperativo di “riagganciare” i giovani e tornare ad avere appeal presso di loro?
“Se la nostra gerarchia è ‘prima le persone, poi il capitale’ abbiamo l’opportunità di affrontare quei temi – ha evidenziato Nasi -. Avere un lavoro che si combina con la propria vita e i propri interessi, così come poter seguire percorsi formativi per crescere professionalmente: tutti questi sono elementi che hanno molto a che vedere con la nostra natura di cooperative. Dobbiamo pensare ad una riscrittura del patto associativo tra la cooperativa e il socio”.
Tra le domande poste dai giovani cooperatori ha trovato spazio anche il tema della transizione ecologica. Quest’ultima potrebbe essere il punto di partenza per una battaglia politica del movimento cooperativo per chiedere un nuovo equilibrio tra città e campagna e favorire la cura del territorio?
“La tematica ambientale è un’idea su cui fondare esperienze di cooperazione, il problema però è su quale società si innesta – ha detto Roberto Negrini – alla base ci dovrebbe essere un nostro ridisegno di idea della società. Tra vent’anni le grandi cooperative saranno quelle che sono nate oggi per dare risposte, e noi su quelle dobbiamo innestare un pensiero”.
Tra i temi toccati anche quello della rivoluzione digitale: si può usare il digitale per avere un rapporto migliore coi propri soci nelle cooperative più grandi? “La partecipazione è un elemento cardine per la cooperazione – ha detto Daniela Mori – Occorre mettere in atto processi di partecipazione attraverso il digitale con prudenza e convinzione, facendo in modo che questi non siano gli unici sistemi: bisogna gestire il digitale con la consapevolezza che mettere un ‘mi piace’ non significa decidere insieme qualcosa”.
Infine si è parlato di come nelle cooperative si registri spesso un elevato tasso di occupazione femminile e, in alcune realtà, di giovani ma di come queste categorie siano fortemente sottorappresentate nei gruppi dirigenti. Secondo Negrini “è importante lavorare sulle procedure presenti dentro le cooperative per far ‘salire’ le donne e giovani nella scala cooperativa, attraverso percorsi chiari, trasparenti e meritocratici”.