Quali opportunità in campo sanitario per la cooperazione sociale? Se ne è parlato oggi 21 settembre a Firenze in un incontro organizzato dal Dipartimento Welfare di Legacoop Toscana. Un’occasione di riflessione sulle prospettive, per le cooperative sociali, in un ambito che storicamente non rientrava tra le loro competenze e nel quale invece dal 2017 ( in virtù del decreto legge che istituisce e definisce l’impresa sociale) possono avviare attività.
Giovanni Chiesi ha illustrato i numeri del Dipartimento – elaborati dall’Ufficio Studi di Legacoop Toscana – con uno spaccato sull’attività sanitaria svolta dalle cooperative sociali aderenti. Appartengono al Dipartimento 143 imprese (tra cooperative sociali, cooperative di medici, cooperative di abitazione e la mutua Reciproca). Il fatturato delle coop sociali aderenti ammonta a 422 milioni (+1,4% dal 2019), gli occupati sono 12,4 mila (+2% dal 2019). Se si considerano però inflazione e aumento dei costi – chiarisce Chiesi – il Dipartimento esce dalla pandemia con un valore della produzione diminuito in termini reali. Se si analizza l’attività sanitaria delle coop sociali aderenti, prevale la salute mentale, ma vengono svolte anche attività infermieristica, ambulatori, prelievi ambulatoriali, case della salute, percorsi di riabilitazione. Nel 2021 il 45% delle cooperative ha svolto attività sanitaria in proprio, l’82% in appalto. I ricavi generati hanno raggiunto cifra considerevole, oltre 15 milioni, con una redditività rilevata molto superiore rispetto a quella media del settore (quasi 18,94% vs 4,1%). Le cooperative stanno cominciando a entrare in questo mondo partendo dai settori a più alta intensità di lavoro, viene visto come un settore in crescita in cui con investimenti contenuti si ottengono redditività apprezzabili e le prospettive rilevate dagli operatori sono buone. Lo sviluppo di attività sanitarie in proprio viene considerato uno dei fattori di crescita della cooperativa, insieme ad altri.
La possibilità per le cooperative sociali di avviare attività in ambito puramente sanitario è “una novità che non è stata colta a pieno, soprattutto nel nostro territorio – sottolinea la responsabile del Dipartimento Welfare di Legacoop Toscana Assunta Astorino -. Probabilmente le cause sono varie, tra queste vorrei indicarne due: l’arrivo della pandemia da coronavirus che ha indubbiamente travolto il nostro settore con conseguenze di cui ancora stiamo contando i danni, e l’approccio che tradizionalmente caratterizza la nostra regione quando si parla di sanità, ovvero che ‘pubblico è meglio’. Asserzione che per altro mi sento di sposare a pieno, se per pubblico intendiamo il diritto di tutte e tutti ad avere accesso alla cura in maniera repentina ed efficace, e se partiamo dal presupposto inviolabile in quanto costituzionale che la salute è un diritto, come sancito dalla nostra Carta all’articolo 32″. Nel corso del suo intervento Astorino ha toccato vari punti, dalle rsa (“lo scenario è cambiato, oggi le case riposo sono il luogo dove un anziano trascorre ultimi giorni della propria vita con patologie importanti, va fatta su questo una riflessione attenta e noi vogliamo essere parte del cambiamento”), al caro-energia (“siamo bloccati con le tariffe che il pubblico ci impone e questo rende ancora più difficile affrontare la crisi”), alla carenza di professionalità come oss, educatori, infermieri terapisti che sta mettendo il comparto a dura prova. Due i “paletti” su cui Astorino ha posto l’accento: il valore della territorialità (“per fare funzionare le Case di Comunità serve il territorio”) e la chiarezza nei ruoli, nelle responsabilità e nelle competenze, partendo dall’idea che il lavoro che la cooperazione sociale mette a disposizione è di altissima qualità e come tale deve essere riconosciuto. “Non possiamo e non vogliamo essere considerati ‘manodopera a basso prezzo’ – ha detto Astorino – ma attori di un processo di cambiamento della società che, se governato insieme, potrà portare risposte adeguate ai tanti bisogni che la nostra società esprime con urgenza”.
Antonio Chelli, presidente della mutua Reciproca sms, ha ricordato come, a fianco del tema dell’assistenza sanitaria integrativa, sia andato mano a mano emergendo il tema del welfare aziendale. Quest’ultimo, inizialmente centrato prevalentemente sugli aspetti economici (es. buoni benzina, palestra, buoni scuola per i figli), si è poi sempre più focalizzato sull’attività sanitaria e socio sanitaria. Si tratta di un sistema in itinere per sviluppare il quale c’è ancora molto da fare in una logica di stretta collaborazione con il sistema sanitario – ha sottolineato Chelli – Al tempo stesso il welfare aziendale è uno strumento che oggi sempre più dentro le imprese viene tenuto in considerazione, come opportunità da offrire ai dipendenti.
Nel suo intervento il presidente di Sanicoop Maurizio Pozzi ha posto l’accento sui tratti salienti dell’esperienza toscana nel campo dell’integrazione sociosanitaria e sull’esigenza di costruire una vision unitaria e progettare servizi integrati, in coerenza con l’articolo 32 della Costituzione. Il tema di fondo, ha evidenziato Pozzi, è quello dell’integrazione a vantaggio dei pazienti: il movimento cooperativo c’è, come dimostrano esperienze virtuose sviluppate sui territori, occorre persi il tema degli strumenti, in un quadro in cui lo strumento dell’appalto sembra essere ormai storicamente superato.
Dopo aver ripercorso l’impatto della pandemia sul sistema sanitario regionale, il direttore della Direzione Sanità welfare e coesione sociale della Regione Toscana Federico Gelli ha sottolineato l’importanza di ripartire dalla programmazione e pianificazione tra azienda ospedaliera e aziende territoriali ed illustrato le riforme avviate dalla Regione: emergenza-urgenza, pronto soccorso, continuità assistenziale, valorizzazione dell’assistenza territoriale. Per quanto riguarda le case della comunità secondo Gelli occorrerà nella loro gestione valorizzare al massimo le risorse presenti sul territorio (privato sociale, professionisti, farmacie), così da costruire un modello di casa della comunità toscano dove questi attori dialogano e dove ci sono una programmazione, un controllo e un monitoraggio da parte del sistema pubblico.
“Veniamo da una situazione economica di profonda crisi, dovuta al covid, alla guerra o al caro energia, ma ci sono anche problemi che arrivano da più lontano, come l’impoverimento della forza lavoro, la mancanza degli oss e di altre figure professionali e non vediamo idee nuove perché queste competenze possano essere reperite o generate in breve tempo – ha detto la vicepresidente di Legacoop Toscana Irene Mangani – Durante la pandemia spesso gli infermieri si sono spostati dalle cooperative sociali verso la sanità pubblica, principalmente perché con il sistema degli appalti e delle gare al massimo ribasso rende impossibile per le cooperative garantire ai propri lavoratori un salario paragonabile a quello del pubblico. Noi pensiamo che questo non sia più accettabile. L’assistenza sanitaria e sociosanitaria si fa con le persone, solo se riusciremo a valorizzare le persone si potrà dare un servizio migliore”.
A conclusione della mattinata, spazio all’intervento di Annalisa Turrini, della cooperativa Gulliver di Modena, in videocollegamento, che ha raccontato l’esperienza, lunga 45 anni, del poliambulatorio Gulliver, operativo su tre branche: fisioterapia e idrokinesiterapia, odontoiatria e ortodonzia, polispecialistica ambulatoriale.