Quali sono le caratteristiche del modello cooperativo che lo potranno rendere determinante nella fase di ripresa post emergenza sanitaria? E quali le azioni da mettere in campo per sostenere concretamente le imprese cooperative nella fase di ripartenza?
Ne abbiamo parlato con Susanna Bianchi, presidente del Consiglio di sorveglianza di Cooperativa Archeologia e membro della Direzione di Legacoop Toscana e della presidenza nazionale di Legacoop Produzione e Servizi, che fa parte della Giunta della Camera di Commercio di Firenze in rappresentanza della cooperazione. Con lei abbiamo analizzato gli ultimi dati della Camera di commercio sulle imprese cooperative in Toscana e nell’area metropolitana fiorentina.
“Il modello cooperativo è la migliore sintesi tra esigenze sociali e capacità di organizzazione economica – afferma Bianchi – un modello quindi che dovrebbe risultare particolarmente adatto in nella fase di rilancio post emergenza, che dovrà essere improntata a modelli nuovi di sostenibilità e di giustizia sociale”.
D’altra parte, si tratta di un modello che ha spesso tra i suoi tratti anche la scarsa capitalizzazione. Per questo, evidenzia Bianchi, “occorrerà supportare le imprese cooperative nelle relazioni con il sistema del credito e favorire forme di investimento e capitalizzazione. In questa direzione si è mossa ad esempio la Camera di Commercio di Firenze, attraverso un bando destinato alle imprese cooperative, con aiuti a fondo perduto per la ricapitalizzazione diretta a sostenere progetti di rilancio”.
Secondo dati della Camera di commercio, le cooperative attive in Toscana a fine marzo 2021 sono 3.341, mentre erano 3.410 a marzo 2020. Nel corso del 2020 anche il mondo cooperativo è stato attraversato da una flessione del turnover: in Toscana le iscrizioni sono passate da 145 a 105. Nella città metropolitana di Firenze al 31.3.2021 sono 795 le cooperative attive: operano prevalentemente nei servizi, in particolare nei cosiddetti servizi “market” (50,6%), un ampio settore che include tra l’altro trasporto e magazzinaggio e commercio, oltre ad altri servizi ‘profit’. Rilevante anche la quota dei servizi no market (23,8%), che comprende istruzione, sanità e altri servizi, mentre immobiliare e costruzioni “pesano” per il 15,5%.
Dagli ultimi dati di bilancio sulle cooperative fiorentine rilevati dalla Camera di commercio emerge come per le imprese cooperative la crisi sanitaria si sia innestata su una fase di flessione già registrata tra il 2018-2019, con una perdita media sul fatturato nel 2020 del 12,2% e del margine operativo del 22,2%.
Nella fase di ripresa che ci attende, la concertazione e la condivisione tra enti pubblici, categorie economiche e organizzazioni sindacali saranno quanto mai necessarie per declinare al meglio gli investimenti del PNRR sul territorio.
“L’economia del territorio dell’area metropolitana fiorentina è basata principalmente sul manifatturiero, sul turismo e sui beni culturali – sottolinea Bianchi – La cooperazione crede nella rigenerazione urbana e nell’economia di prossimità, che possono trovare attuazione non solo nelle piccole comunità ma anche a livello urbano e su questo stiamo lavorando come Legacoop Toscana”.
Per quanto riguarda nello specifico il turismo, aggiunge Bianchi, “ribadiamo la necessità di puntare su un modello di turismo sostenibile, esperienziale e di prossimità, con proposte in grado di valorizzare non soltanto il patrimonio culturale più conosciuto, ma la ricchezza culturale dell’intera area metropolitana: è un settore che ha una notevole potenzialità di crescita”.
Infine, un elemento originale che la cooperazione (specialmente quella di lavoro) può portare nella fase di ripresa come contributo alla salvaguardia del patrimonio industriale è quello derivante dai workers buy out: “Si tratta di una opportunità notevole – sottolinea Bianchi – per supportare la tenuta del sistema imprenditoriale territoriale, perchè consente di non disperdere e salvaguardare il know how produttivo”.