Si è svolto stamattina a Firenze il momento conclusivo della nona edizione di “Spazi di cultura gestionale”, il percorso formativo rivolto a amministratori di cooperativa ed aspiranti tali che quest’anno si è svolto in modalità on line. Nell’occasione, il professor Tito Menzani dell’Università di Bologna, ha tenuto una lectio magistralis dedicata alle sfide che attendono il movimento cooperativo nel prossimo futuro, dal titolo “Dai bisogni ai sogni. L’impresa cooperativa e le sfide del XXI secolo”.
“Siamo contenti di proseguire l’esperienza di Spazi di cultura gestionale nei prossimi mesi, perché riteniamo che formare gli amministratori delle cooperative toscane sia per Legacoop Toscana un elemento fondamentale della propria costruzione identitaria – ha detto il responsabile formazione e lavoro di Legacoop Toscana Olmo Gazzarri introducendo la mattinata – Gli amministratori sono coloro che stanno in prima fila a rappresentare le cooperative ed interloquiscono con mondo esterno a nome della cooperazione”.
Nella sua lectio magistralis il professor Tito Menzani ha toccato una pluralità di temi che interessano il mondo cooperativo, che conta oltre 1 miliardo di soci in tutto il mondo, 12 milioni in Italia. “La frase di Edgar Morin, ‘ciò che non si rigenera degenera’, si applica anche al movimento cooperativo – ha affermato Menzani – Una delle preoccupazioni che ci deve guidare è l’innovazione, chi fa sempre le stesse cose a un certo punto rischia di trovarsi fuori dalla società e dal mercato”. Nella sua lezione Menzani ha toccato il tema della reputazione per il movimento cooperativo: gli attacchi mediatici rivolti alla cooperazione, talvolta strumentali, intercettano una fetta dell’opinione pubblica che ne ha un’idea negativa. Ma da cosa hanno origine queste criticità reputazionali? Si è parlato del fenomeno delle false cooperative, dei problemi interni esistenti in alcune cooperative, della non conoscenza – in molti casi – di cosa sia una cooperativa da parte dell’opinione pubblica.
Il docente ha affrontato poi il tema di come il movimento cooperativo si racconta all’esterno. “Saper comunicare la cooperativa non è facile ma bisogna sforzarsi di farlo – ha detto il docente – È importante saper raccontare le differenze tra la cooperativa e l’impresa privata tradizionale: lo scopo mutualistico, ‘una testa un voto’, più riserve indivisibili, il ristorno, il principio della ‘porta aperta’, i valori della cooperazione, intesi come regole che facilitano comportamenti virtuosi”. Menzani si poi è soffermato sulle sfide future che attendono il movimento cooperativo. “Le cooperative guardano agli obiettivi di sviluppo sostenibile da una posizione di vantaggio, perché nascono da un bisogno condiviso da un gruppo di persone, ovvero i soci e le socie” – ha sottolineato Menzani – Le cooperative nascono da motivi economici e culturali/etici: la cooperativa non sarà mai di qualcuno che la compra, ma resterà sempre un patrimonio condiviso e collettivo”. Secondo il docente, ci sono quattro obiettivi dello sviluppo sostenibile su cui il movimento cooperativo ha molto da dire, a cominciare dalla parità di genere: storicamente, fin dalla prima cooperativa nata a Rochdale in cui le donne potevano diventare socie e votare, c’è stata una grandissima attenzione al ruolo della donna in questo tipo di impresa. C’è poi l’obiettivo Istruzione di qualità, un aspetto questo a cui – è stato ricordato – le cooperative hanno prestato sin dalle loro origini particolare attenzione: dai corsi di alfabetizzazione, alle biblioteche, fino al tema delle scuole cooperative. La terza sfida relativa alla sostenibilità è quella della riduzione delle disuguaglianze: la presenza delle cooperative – ha sottolineato il docente – ha contributo allo sviluppo ed ha avuto un ruolo nel ripartire la ricchezza ed evitare la polarizzazione delle risorse. Infine, l’obiettivo della pace. Cooperative e pace, ha evidenziato il docente, hanno un denominatore comune, basti pensare che i colori scelti dalla International Cooperative Association sono gli stessi colori della bandiera della pace, e ci sono anche altre simbologie intrecciate che accomunano pace e cooperazione.
Alla fine della mattinata Ia vicepresidente di Legacoop Toscana Irene Mangani, ha consegnato i “patentini” di amministratore ai partecipanti al percorso formativo. “Vi ringrazio per aver partecipato a questo corso – ha detto Mangani rivolgendosi a coloro che hanno preso parte al corso – crediamo che movimento cooperativo sia in una fase in cui deve essere rigenerato, che sia un modello pensato tantissimi anni fa ma che può essere ancora utile. Il nostro obiettivo non è costruire nuovi cooperatori, ma piantare i semi per vedere se i nuovi cooperatori fioriscono e crescono. Oggi si conclude un percorso, ma vi chiedo di vedere Legacoop Toscana come un soggetto a cui rivolgersi anche in futuro, per far crescere la propria impresa e per formare nuovi giovani cooperatori anche nella propria cooperativa”.