“In uno scenario in cui la domanda di servizi di welfare si evolve rapidamente, e al tempo stesso cresce il bisogno di sostegno all’occupazione delle fasce più deboli della popolazione, la cooperazione sociale diventa sempre più una risorsa strategica per le comunità locali. Questo protocollo consentirà di offrire opportunità di lavoro concrete a persone che si trovano in una situazione di svantaggio sociale, contribuendo alla loro integrazione nella società e con un effetto moltiplicatore dei benefici per la collettività”.
Il responsabile Area Welfare di Legacoop Toscana Marco Paolicchi commenta così l’accordo siglato questa mattina a Firenze nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio: il Comune di Firenze e l’Università degli Studi di Firenze hanno firmato un protocollo di intesa con Federsolidarietà-
È il risultato di un percorso di lavoro avviato a livello regionale e anche dell’applicazione del nuovo codice degli appalti, che recepisce le direttive europee che vanno nella direzione di salvaguardare i soggetti deboli, pur mantenendo saldi i principi della concorrenza e del libero mercato. Ma non solo, il protocollo prevede anche la suddivisione in lotti più piccoli, adeguati alla partecipazione di medio-piccole imprese. La clausola sociale, invece, stabilisce che nelle gare aperte a tutti gli operatori economici l’esecuzione di alcuni servizi avvenga con l’utilizzo di persone svantaggiate. Un tavolo di coordinamento si occuperà, infine, di elaborare proposte e procedure specifiche, promuovere, vigilare e monitorare l’attività e l’entità degli affidamenti annuali di beni e servizi e l’efficacia degli interventi programmati.
La cooperazione sociale è fondamentale per avvicinare le fasce deboli al mondo del lavoro, che per questi soggetti rappresenta un modo per inserirsi nella società e conquistare l’autonomia.
La cooperazione sociale è, da sempre, per vocazione e per natura, un potente strumento di inclusione lavorativa e sociale. L’inserimento lavorativo di persone svantaggiate arricchisce le comunità locali, aumenta la sicurezza e la coesione sociale, incrementa la qualità della vita: genera un vero e significativo risparmio di risorse pubbliche che ne fanno uno dei migliori esempi di politiche attive del lavoro e di politiche sociali attive. Ogni persona svantaggiata ha infatti un costo per la collettività (47 mila euro persona/anno per la comunità psichiatrica, 24 mila euro persona/anno per diurno psichiatrico, 14 mila euro persona /anno nel centro minori, 10 mila euro persona/anno nelle comunità terapeutiche, 70 mila euro per ogni detenuto). Ogni inserimento porta un beneficio medio di 23 mila euro, considerando i 2.021 impiegati nelle cooperative toscane, si può stimare un beneficio di 46,4 milioni di euro ogni anno nella nostra regione.
“L’attenzione per le fasce più deboli della popolazione fa parte della cultura del nostro Paese, è un valore imprescindibile, un indirizzo che arriva direttamente dalla nostra Costituzione – aggiunge Paolicchi -. L’inserimento lavorativo delle persone che vivono una situazione di disagio o di difficoltà non ha solo un risvolto etico ma anche pragmatico: non è soltanto un intervento a beneficio della persona ma a vantaggio di tutta la comunità, perchè significa in una riduzione dei costi di assistenza per l’intera collettività. Iniziative come questa ci consentono di porre l’accento e di far emergere tra i cittadini l’importanza della cooperazione sociale e del suo sistema di valori, per questo mi auguro che la firma di oggi possa rappresentare un punto di partenza per una collaborazione anche con altre amministrazioni comunali della nostra regione promossa dall’Anci”.
All’iniziativa di stamani, intitolata “Prospettive e sviluppi delle politiche inclusive” e moderata dal giornalista di Toscana24 Cesare Peruzzi, è intervenuta anche la presidente nazionale di Legacoopsociali Eleonora Vanni: “L’impegno diretto delle amministrazioni comunali – ha detto Vanni – risponde alla necessità di azioni concrete nella direzione dell’inclusione sociale e lavorativa, condizione imprescindibile per un vero progresso per il nostro Paese, che può esistere solo se lavoriamo insieme contro le disuguaglianze. Per la cooperazione sociale di tipo B “l’idea del lavoro – ha aggiunto Vanni – non è mai stata di tipo assistenziale, ma finalizzata all’affermazione della soggettività delle persone e alla valorizzazione delle competenze, oltre che un contributo allo sviluppo delle comunità in cui viviamo. L’inclusione lavorativa porta a un risultato economico per la collettività, contribuisce alla qualità della vita e al benessere delle persone e agisce sul piano delle politiche attive per il lavoro”.
Alla mattinata sono intervenuti tra gli altri il sindaco di Firenze Dario Nardella, il rettore dell’Ateneo fiorentino Luigi Dei, la professoressa Laura Leonardi del Dipartimento di Scienze politiche e sociali, assessore al Welfare del Comune di Firenze Sara Funaro, la presidente di Confcooperative Toscana e portavoce del Forum del Terzo Settore Claudia Fiaschi.
“La cooperazione è riuscita a trasformare svantaggi e fragilità in opportunità, non solo di coesione sociale ma anche di risparmio di risorse pubbliche – afferma Fabio Palmieri, presidente di Federsolidarietà-
“Questo protocollo si qualifica per l’importanza che ha per una città come la nostra e per un tessuto già ricco di numerose realtà che operano nel settore dell’inserimento lavorativo. Attraverso questo accordo, grazie anche all’intervento dell’università, si trova una formalizzazione ulteriore che aiuterà a trovare un impiego chi oggi ha il diritto di trovare nel lavoro una propria autonomia”, dichiara Federico Pericoli, presidente Agci Solidarietà Toscana.