Il workers buyout, l’acquisizione di una azienda in crisi da parte dei dipendenti non è più fenomeno solo d’oltre oceano come il nome potrebbe lasciar credere.
Lavoratori che per salvare il proprio posto di lavoro si sono costituiti in cooperativa per rilevare aziende fallite o messe in liquidazione ci sono anche in Toscana. Dall’inizio della crisi ad oggi sono circa 20 le esperienze di workers buyout effettuate da Legacoop Toscana, con centinaia di posti di lavoro salvati.
Cgil e Legacoop Toscana riconoscono nello strumento dei WBO un’importante, se pur peculiare, forma di politica attiva del lavoro. Per questo si sono trovate d’accordo nell’offrire i mezzi e le competenze di cui dispongono le due organizzazioni e le loro reti di sistema dando sostegno ai gruppi dei lavoratori che scelgano la prospettiva cooperativa nella costruzione dei piani di fattibilità dell’impresa che deve ripartire. Un accordo messo nero su bianco in forma di protocollo che stamattina la segretaria generale della Cgil Toscana, Dalida Angelini, e il presidente di Legacoop Toscana Roberto Negrini hanno firmato nella sede della Cgil in via Pier Capponi a Firenze.
“La crisi non è finita, la ripresa che pur si avverte è lenta e per lo più offre lavoro povero e precario, i livelli precrisi sono ancora lontani, ci sono fabbriche che chiudono – dice Dalida Angelini, segretaria generale della Cgil Toscana – il workers buyout può essere in alcuni casi lo strumento giusto per salvaguardare posti di lavoro e professionalità che se uscissero dal mondo della produzione avrebbero difficoltà insormontabili per trovare una collocazione. Anche in queste ore la Cgil – aggiunge – in stretto contatto con la maestranze prova a salvare lavoro e produzione di una manifattura del nord della Toscana percorrendo la strada della cooperazione”.
“La cooperazione può essere uno strumento per superare le crisi aziendali; – spiega il presidente di Legacoop Toscana Roberto Negrini – esperienze del genere sono da sostenere perché positive per tutti i soggetti coinvolti, a partire dai lavoratori, che diventano soci imprenditori cambiando prospettiva e diventando protagonisti del riavvio delle attività sul territorio. Il protocollo si pone l’obiettivo di capire la sostenibilità economica dei processi produttivi per poi trovare risorse anche tra gli strumenti finanziari della cooperazione. Sono necessarie politiche economiche che incoraggino e promuovano, anche finanziariamente, con risorse regionali e comunitarie questi percorsi, al fine di sostenere lo sviluppo di nuove esperienze di questo tipo in Toscana”.
NUMERI:
Dall’inizio della crisi ad oggi sono circa 20 le esperienze di Workers buyout effettuate da Legacoop Toscana, con centinaia di posti di lavoro salvati.
In Italia sono circa 300 le aziende salvate dai lavoratori. Le esperienze sono le più varie, si tratta principalmente di imprese di piccole-medie dimensioni che operano nel settore manifatturiero.
ESPERIENZE E STORIE IN TOSCANA:
Un’esperienza storica è quella di IPT – Industria Plastica Toscana, che ha ormai superato i 20 anni di attività. Era il 1994 quando la IPT di Scarperia rinacque come cooperativa, dopo la decisione dei lavoratori di rilevare un ramo della precedente gestione, diventando soci dell’azienda. E oggi IPT è l’azienda di riferimento per il mercato degli imballaggi ecologici: le sue bio-shopper vengono distribuite in molti dei maggiori supermercati italiani, tratta settemila tonnellate di biopolimeri all’anno, nel 2016 ha registrato un fatturato di oltre 32 milioni di euro e conta 57 addetti, di cui 48 soci, con numeri in costante crescita in un mercato di grandi prospettive.
Più recente è la storia di Bolfra, cooperativa di lavoratori nata dalle ceneri dell’omonima azienda, che dopo 25 anni da protagonista a livello nazionale nel settore del legno per l’edilizia ha dichiarato fallimento a causa della difficile congiuntura del settore delle costruzioni. Dei 35 dipendenti rimasti senza lavoro, 8 di loro hanno formato la cooperativa Bolfra, operativa dal 2013. Nata per la produzione di profili per cornici, si è poi evoluta nel 2016 con una divisione che realizza pannelli per il mondo delle case in bioedilizia, e nel 2017 è stata aperta la terza divisione, che produce verande e semilavorati per case mobili. Oggi conta 9 dipendenti a tempo pieno (di cui otto soci), 2 dipendenti a chiamata e 4 collaboratori autonomi: oltre alla sede produttiva di Castelfiorentino (2400 mq), quest’anno sono stati acquisiti altri mille metri quadrati di area produttiva a Certaldo. Nel 2017 è prevista la produzione di oltre 2 milioni di metri lineari di profili semilavorati di cornici per quadri, con un fatturato in continua crescita, grazie all’apertura delle due nuove divisioni: se nel 2015 il fatturato si aggirava intorno a 700mila euro, nel 2016 è stato superato il milione di euro, e quello previsto per il 2017 è di un milione e 600mila euro. Il “segreto” è quello di mettere in piedi nuove attività con investimenti minimi, utilizzando l’attrezzatura industriale già disponibile.
È invece nata nell’aprile del 2016 Nanni Elba, cooperativa agricolo-forestale che si occupa fra le altre cose di difesa del suolo e bonifica, oltre a essere specializzata in reti para-massi. A fondarla sull’isola toscana sono stati 6 ex soci della cooperativa “Terra, Uomini e Ambiente”, tutti con un bagaglio di esperienza di oltre dieci anni di lavoro nel settore. Oggi, a poco più di un anno e mezzo dalla sua fondazione, conta 12 persone (6 soci e 6 lavoratori a contratto), undici delle quali provenienti dalla vecchia cooperativa, che si sono così create una nuova opportunità continuando a lavorare nello stesso settore e non perdendo le professionalità. E le cose stanno andando per il verso giusto: nei primi sei mesi di vita sono stati registrati 250mila euro di fatturato, e il 2017 vede al momento un acquisito di 920mila euro, con un fatturato ad oggi di 600mila euro che dovrebbe arrivare a fine anno intorno a 900mila euro. Il tutto senza mai aver saltato un mese di paga. E ora è tempo di guardare avanti: è stato acquistato un terreno di 21mila metri quadri che diventerà la sede operativa della cooperativa, che sta investendo anche in attrezzature e nel parco macchine. Con un’idea in testa: quella di creare nel 2018 una filiera del legno e produrre cippato. Il primo passo è stato compiuto (l’acquisizione del terreno): ora il prossimo obiettivo è creare una filiera che porti al prodotto finito da inserire sul mercato.
Scarica il protocollo.
Il recupero d’impresa in forma cooperativa come una possibile risposta di sistema alle crisi aziendali e alla perdita di posti di lavoro